Il nostro Territorio


La storia di Zero Branco sembra avere radici antichissime: abitata in antico da genti paleovenete fu oggetto della conquista militare romana nel II sec. A.C. e assegnata al territorio del municipium romano di Altinum. Il territorio, in origine coperto interamente da foreste, fu oggetto di una profonda metamorfosi ad opera dell’azione civilizzatrice di Roma che sottopose buona parte del territorio a massicci lavori di centuriazione di cui rimane tuttora traccia nell’orientamento dei terreni agricoli.

Lo stesso toponimo Zero attestato come Zayro e come Iairus e Iarus in altri documenti di epoca medioevale deriverebbe da un nome di persona (Iarius, Diarius, Darius), forse assegnataria dell’antica distribuzione coloniale o comunque titolare di un possedimento all’interno del territorio. Dal nome del territorio poi sarebbe derivato quello del fiume, Zero, che ancora oggi l’attraversa. Branco, invece, è stato aggiunto molto tempo dopo e preso a prestito da uno dei colmelli del capoluogo: significherebbe “diramazione di Fosso o di canale”.

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio della travagliata epoca medievale, il territorio fu travolto da un continuo susseguirsi di guerre e invasioni nel quadro del periodo di generale instabilità che caratterizzò l’Europa. Nel XII secolo il territorio giunse sotto il controllo del libero Comune di Treviso, quindi passò intorno al 1312 alla dinastia scaligera dei Della Scala alla quale vennero strappate da Venezia dapprima per pochi anni, nel 1338, poi in via definitiva nel 1388. A quel tempo il territorio era suddiviso in due parti dette “regule” (Fontane di Zero e Montiron di Zero) le quali assieme a molte altre “regule” tra cui quelle di S’Alberto e Scandolara, formavano la cosiddetta “Mestrina”, ovvero uno degli otto quartieri (quello meridionale) in cui era suddiviso il territorio di Treviso. Un successivo provvedimento, stabilito con ogni probabilità dopo il ritorno del trevigiano sotto il controllo di Venezia, staccò Zero Branco dalla “Mestrina” ovvero dall’ambito amministrativo di Treviso e lo assegnò, forse per rafforzarla, alla Podestaria, cioè al territorio sottoposto al Podestà di Mestre. A questo periodo risale il Palazzo Sagramora, il più antico fabbricato del paese: si pensa fosse sede di un ospizio. Sant’Alberto e Scandolara, invece vennero inserite in quella superiore delle due parti in cui nel frattempo la “Mestrina” era stata suddivisa.

Durante il XV e il XVI sec., anche a Zero Branco, come nel resto d’Europa, la popolazione comincia ad aumentare: c’è un elevato fabbisogno alimentare oltre che un incremento delle esigenze e dei bisogni. Durante il dominio veneziano i terreni che fino a quel momento erano rimasti incolti, vengono dissodati e messi a coltura. L’attività agricola si fa sempre più intensa e vengono favorite le relazioni economiche con i veneziani. Zero, inoltre godeva di una posizione favorevole per i proprietari che abitavano a Treviso o a Venezia. I veneziani, soprattutto, costruirono sulle terre acquistate le loro residenze estive allo scopo di seguire l’andamento delle coltivazioni e l’amministrazione delle rendite. Nel Settecento ci sono a Zero ben importanti otto ville.

Tra i villeggianti famosi a Zero Branco, ricordiamo il celebre libertino Giacomo Casanova, che abitò in una modesta casetta, la famiglia Corniani, proprietaria di una Villa a S.Alberto, Enrico Fermi che soggiornò a Villa Bon durante l’infanzia e il grande scrittore Giovanni Comisso. Nel 1797 terminata l’esistenza della Repubblica di Venezia ad opera di Napoleone Bonaparte, il territorio comunale passò sotto la dominazione francese ma nello stesso anno tutto il Veneto fu ceduto all’Austria con il trattato di Campoformido per tornare poi a Napoleone nel 1805 e poi di nuovo all’Austria dal 1814 al 1866, quando si ebbe l’annessione al Regno d’Italia.

Nel 1807, sotto il dominio francese, Zero fu staccata da Mestre, alla cui Podestaria era rimasto unita per lunghi secoli e riunita dal punto di vista amministrativo a S.Alberto e Scandolara, fu inserita nel cantone di Noale, appartenente al dipartimento del Bacchiglione con capoluogo Bassano. Con il dominio austriaco, invece, Zero pur rimanendo a far parte dell’area amministrativa di Noale, entra a far parte della provincia di Padova e diventa Comune. E’ solo il 1° luglio 1853 che Zero, insieme a S.Alberto e Scandolara, passa alla provincia di Treviso e con l’unificazione d’Italia (1866), il Comune viene chiamato col nome di Zero Branco.

Oggi Zero Branco è un centro di più di 10.000 ab. che continua ad essere fedele alla sua profonda tradizione rurale e artigianale ma che può anche vantare un patrimonio storico - artistico di un certo rilievo a testimonianza di un passato ricco di storia.



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